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SPETTACOLI - CINEMA Precedente  Successivo
 
14/09/2017Pierluigi Capra - Free Lance
 
Bilancio della Mostra del Cinema di Venezia 2017
 
ALBERTO BARBERA, DIRETTORE PIEMONTESE DELLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA
 
 


La Mostra del cinema di Venezia numero 74 è finita. Non ci sono state discussioni sui premi assegnati dalla giuria presieduta da Annette Bening, le battaglie critiche, spesso volgari, quest'anno non hanno suscitato polemiche ne' innescato recriminazioni. L'elenco di ciò che non ha funzionato non c'è stato, i pro e i contro di questo o quel film non hanno creato malcontenti.
La Mostra di quest'anno dimostra di essere ancora un elemento centrale per la settima arte in Italia e propone, come ogni anno, spunti di riflessione che vanno anche al di là della semplice analisi dei film selezionati.
I numeri sono tutti positivi: 170.000 presenze in sala, 45.000 biglietti singoli e 1.000 abbonamenti, incassi che hanno superato del 14% quelli dello scorso anno.
Buona parte del merito di questo successo non da poco, va al piemontese Alberto Barbera, Direttore artistico della Mostra dal 2012 a oggi. Discreto, preparato, mai sopra le righe, stimato dalla maggior parte della stampa specializzata e dagli operatori del settore.
Il Leone d'Oro a Guillermo Del Toro per The Shape of Water, con schiere di difensori e di detrattori non ha scontentato più di tanto ne' il pubblico, ne' i critici, ne' gli addetti ai lavori.
Alcune eccellenti riscoperte si sono viste tra i restauri in digitale, come Il castello maledetto di James Whale, I figli delle mille e una notte di Nacer Khemir, Batch '81 di Mike de Leon o Va' e vedi di Elem Klimov.
Anche quest'anno alla Mostra 2017 si è notata la presenza massiccia di figure istituzionali al Lido. Dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla ministra Maria Elena Boschi, dal vicepresidente della Camera Luigi Di Maio a, com'era ovvio, al responsabile del Ministero dello Spettacolo Dario Franceschini.
Ci sarà pure una ragione se per 4 anni di seguito i film arrivati agli Osacr sono partiti proprio da Venezia; per questo la presenza di film americani è stata notevole. I produttori americani hanno capito che partecipare alla Mostra di Venezia aggiunge prestigio alle opere e agli autori.
Qual è il ruolo della Mostra all'interno delle dinamiche distributive del settore? In che modo il festival dialoga con il resto del panorama internazionale? Quale direzione si sta cercando di dare alle prospettive future del cinema?
Non c'è dubbio che l'intento della Mostra è quello di allargare il più possibile gli orizzonti. Proprio per questo c'è stata la scelta di aprire le porte per la prima volta ai film in realtà virtuale. Non si può dubitare che sia proprio compito della Mostra quello di dimostrarsi attenta anche a sovvertimenti o presunte rivoluzioni.
In un 2017 particolarmente avaro sotto il profilo della soddisfazione cinefila, in cui il concorso di Berlino e di Cannes ha arrancato dietro un numero esagerato di opere inessenziali e destinate in poco tempo ad abbandonare la memoria, la corsa per il Leone d'Oro è apparsa fin dai primi giorni come un piccolo miracolo. I film visti al Lido hanno saputo riconciliare la rassegna perfino con registi a volte altalenanti, come nel caso de La villa di Robert Guédiguian. E se alla fine del festival, in attesa dei premi, la lista dei preferiti permetteva di mettere in fila vari nomi, da Paul Schrader ad Abdellatif Kechiche, passando per Frederick Wiseman, Hirokazu Kore-eda, Martin McDonagh, e perfino i tanto discussi Guillermo Del Toro e Darren Aronofsky, si può parlare a ragion veduta di una Mostra soddisfacente.
L'unica delusione ci è stata data dalla pattuglia italiana presente al Lido con pochi titoli destinati ad essere ricordati e con l'unico premio vinto come miglior film nella sezione Orizzonti, dalla regista romana Susanna Nicchiarelli per il film cupo e affascinante Nico, 1988, intenso ritratto di una cantante famosa. Una magnetica Trine Dyrholm presta volto e voce alla celebre cantautrice tedesca negli ultimi anni della sua vita. Nel film ci sono le canzoni di Nico, e poi “Nature boy” (un brano struggente che rappresenta la maternità) e “Big in Japan” degli Alphaville, brano simbolo di un'Europa anni '80 che inizia un processo di decadenza culturale.
Venezia si è dimostrata più che mai un luogo di incontro e discussione tra cinefili. Un luogo che riunisce cinema sperimentale e di nicchia senza abbassare l'asticella della qualità.
“Domani dopo i bilanci e le analisi del dopo-mostra Venezia, ha dichiarato Barbera, ricomincio a vedere film per preparare la prossima edizione della Mostra”.

Pierluigi Capra


 


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