venerdì, 6 marzo 2015“LINGUE MORTE O… CERVELLI IN LETARGO? Il latino e il greco antico nel linguaggio d'oggi”
“LINGUE MORTE O… CERVELLI IN LETARGO? Il latino e il greco antico nel linguaggio d’oggi”
Arte e Cultura - Eventi Culturali |
21:00 |
Giaveno |
DESCRIZIONE MANIFESTAZIONE
Venerdì 06 marzo 2015, alle ore 21,00, il Club di Cultura Classica “Ezio Mancino” ONLUS vi invita al terzo e conclusivo incontro organizzato in collaborazione con la Città di Giaveno che si terrà presso la Biblioteca Comunale, via F. Marchini 4.
L'incontro, a cura della prof.ssa Cinzia Manfredi, si intitola “LINGUE MORTE O… CERVELLI IN LETARGO? Il latino e il greco antico nel linguaggio d'oggi”
La conoscenza delle lingue classiche permette di apprezzare maggiormente molti aspetti della realtà. Da sempre i difensori del Latino e del Greco antico ci hanno spiegato che lo studio di una lingua antica e morta insegna a ragionare e sviluppa la logica. Ma perché non imparare a ragionare con altri metodi meno faticosi e più allettanti? Anche la settimana enigmistica può insegnare a ragionare, come la Filosofia, una dimostrazione di matematica, un testo di narrativa o una poesia, un quadro, una musica. Perché le lingue classiche spalancano la comprensione del presente come epoca che è figlia di un passato. La nostra tradizione occidentale ha le sue radici nella cultura greca, in quella romana e in quella cristiana. Il ragionamento, la filosofia, il gusto della bellezza sono in gran parte eredità lasciataci dai Greci; il diritto, il senso dell'unità dello Stato provengono dai Romani. Avvicinarsi alla civiltà, alla letteratura e alla lingua del mondo classico significa conoscere le proprie radici e permette di cogliere ciò che accomuna l'uomo di oggi all'uomo antico.
La conoscenza delle lingue classiche illumina il linguaggio e le parole. La lingua e la parola raccontano la storia di una civiltà, dell'evoluzione umana, della cultura di un popolo. Pensiamo al vocabolo «cultura». Il fascino di una parola risiede nel fatto che essa descrive una storia, racconta una parte dell'avventura umana.
Il verbo latino colo, che è alla base della parola «cultura», sottolinea e descrive il passaggio dell'uomo dalla condizione nomade a quella sedentaria. Il verbo significa «coltivare», «abitare», «venerare». Un popolo che diventa sedentario ha imparato a coltivare la terra, la abita e venera le divinità del luogo. Nel termine «cultura» risiede questo radicamento nelle proprie origini e nella propria terra, senza il quale non è possibile crescere e dare frutti. Da questo radicamento scaturisce la possibilità di trarre linfa vitale, ovvero la possibilità di germogliare, di crescere nel fusto e di dare frutti buoni. Capiamo allora che la cultura non ha a che fare con la conoscenza di tante componenti della realtà, ma deriva da un passato, dalla tradizione, e si apre ad una domanda sul presente e sul futuro. La parola «cultura» coinvolge dunque non solo la sfera della materialità, ma anche la componente religiosa, include la questione dell'uomo e del suo rapporto con il destino, ovvero le grandi domande dell'uomo.
La nostra lingua contiene proverbi e modi di dire che sono arrivati dall'antichità fino a noi, insuperati. La domanda attorno a cui ruoterà l'incontro in collaborazione con il Comune di Giaveno sarà dunque: “Lingue morte o cervelli in letargo?”: un piacevole excursus tra le espressioni che quotidianamente usiamo, a volte senza conoscerne il vero significato, alla scoperta di qualche curiosità.