Sono sempre più frequenti i casi di persone che si vedono recapitare a casa o in ufficio, nella buca delle lettere, solleciti di pagamento che giungono per lo più con vettori privati che operano nel settore della consegna della corrispondenza. Lettere per lo più prive del timbro di identificazione dell’Ufficio Postale, e che pertanto, non recando al proprio esterno data alcuna, rendono impossibile la certificazione esatta dell’arrivo delle stesse. “Il problema si fa più acuto e grave nel momento in cui, poniamo il caso, un consumatore riceva il 30 marzo una di queste buste, contenente al proprio interno un avviso di pagamento con scadenza il 16 febbraio”, esordisce l’avvocato Patrizia Polliotto, Presidente del Comitato Regionale del Piemonte dell’Unione Nazionale Consumatori. “Si comprende dunque”, continua il legale “la difficoltà oggettiva dovuta all’impossibilità di comprovare la propria buona fede, qualora uno avesse voluto attendere al pagamento nei modi e nei termini previsti, e invece si troverà costretto magari a farlo successivamente, e magari anche con l’aggravio di ulteriori spese aggiuntive o sanzioni accessorie quali ad esempio more eventuali et similia”, conclude. “Diffidate dunque di ogni lettera del genere non certificabile con sicurezza”.