“Da almeno dieci anni gli ospedali di Bra e di Alba stanno lavorando nell'ottica di una razionalizzazione dei servizi che porterà all'ospedale unico. La nostra è una realtà che ha dimostrato autorevolezza che gli è data dalla capacità di fare. Adesso mi auguro che il nuovo piano sanitario regionale tenga conto di quanto il territorio ha già da dato. Diversamente sarebbe uno schiaffo a chi in passato ha fatto scelte lungimiranti”. Così il sindaco di Bra, Bruna Sibille, ha sintetizzato i timori del territorio braidese, nel corso di un partecipato incontro con le forze politiche, sociali e imprenditoriali che si è svolto nella serata di ieri, lunedì 21 novembre 2011. Questo dopo le prime bozze della riforma sanitaria regionale, che non riconosce il nuovo nosocomio di Verduno come ospedale cardine del territorio ma distingue l'ospedale di Alba da quello di Bra. A ricordare il complesso iter che ha portato Bra e Alba a sacrificare i rispettivi ospedali cittadini per la creazione di una struttura unica e baricentrica, sono stati i primi cittadini braidesi che si sono succeduti a palazzo civico nell'ultimo ventennio: Roberto Dellarossa, Franco Guida e Camillo Scimone. “L'ospedale di Bra ha storicamente sempre sofferto la vicinanza delle strutture di Savigliano e Alba, sede di Dea (il dipartimento di emergenza e accettazione, nda), ma ha avuto la capacità di rilanciarsi grazie alle professionalità dei suoi medici, permettendo di fermare l'emorragia di pazienti verso altre strutture” - ha ricordato Franco Guida, attuale presidente della Cassa di risparmio di Bra, aggiungendo: “La riforma regionale sbaglia però quando vuole accelerare il processo senza considerare la scelta fatta nel realizzare una struttura unica. Una scelta di necessità ma anche di virtù, che è stata condivisa con il territorio”. Tra gli interventi, anche quello del sindaco di Sommariva del Bosco, Andrea Pedussia, che ha sottolineato la difficoltà di un nuovo modello sanitario che separa la gestione ospedaliera da quella territoriale, “quando in questi anni si è sempre lavorato con l'ottica di un modello di sanità territoriale, non ospedaliera”, mentre il consigliere regionale Giovanni Negro ha ricordato che quanto fatto tra Alba e Bra è stato “un lavoro che nessuna altra parte d'Italia ha fatto, anche con privati che hanno investito loro denaro” e il consigliere comunale braidese Federico Dellarossa che ha rimarcato come “la scelta di razionalizzazione sia stata fatta unitariamente, riuscendo a coinvolgere la società civile e le forze politiche, sociali e imprenditoriali, perché tutti interessati ad avere una sanità migliore ed efficiente”. Diverso il tono dell'assessore provinciale Roberto Russo che ha rammentato che “chi compie scelte come amministratore pubblico è obbligato dalla contingenza e nella speranza di migliorare. Il nostro territorio ha saputo compiere scelte difficili anche quando la situazione non era così complessa, perché giusto puntare su servizi ospedalieri d'eccellenza, non sugli ospedali sotto casa. Obiettivo è quindi che Verduno abbia servizi sanitari d'eccellenza”, così come per il consigliere regionale Federico Gregorio che ha ricordato come “l'ottantadue per cento del bilancio regionale è rappresentato dalla sanità, con servizi d'eccellenza qualitativa ma non altrettanto amministrativa, visto che nell'ultimo quindicennio il debito sanitario è triplicato. Questo significa che le politiche messe in atto sino ad ora hanno fallito ed oggi ci troviamo in un momento drammatico sotto il profilo finanziario. La riforma sanitaria ha l'obiettivo di rimettere i conti in ordine, con il futuro di Verduno non messo in discussione. I territori devono essere ascoltati ma occorre poi prendersi delle responsabilità, perché siamo ad un punto di non ritorno”.