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POLITICA LOCALE Precedente  Successivo
 
22/11/2011 
 
 
UNA DIVERSA COALIZIONE DI CENTRO SINISTRA. E' FANTAPOLITICA?
 
 
Nel giro di pochi giorni sono saltati i vecchi schemi politici. Spazzati via come foglie in autunno. Forse è andata in soffitta anche la cosiddetta seconda repubblica, insieme ai suoi eccessi mediatici ed ai suoi teatrini. Gli equilibri che hanno retto il Paese da Mani Pulite ad oggi sembrano destinati ad appartenere al passato. Fino ad un anno fa chi avrebbe scommesso anche solo un centesimo sulle dimissioni “volontarie” di Silvio Berlusconi? Nessuno. Così come nessuno avrebbe immaginato un Governo sostenuto da un ampio arco di forze politiche, dentro e fuori il Parlamento, che va dal Popolo della Libertà a Vendola, passando per il Partito Democratico ed il Terzo polo. Resta fuori solo la Lega che paventa dall’opposizione insostenibili misure di “macelleria sociale”.
La Lega per la prima volta dal lontano 2001 sceglie una strada diversa rispetto a quella del Cavaliere. Gran parte degli analisti politici sono impegnati a commentare il "mezzo miracolo" della "grosse koalition" italiana, invece ritengo che la principale novità sia rappresentata, appunto, dalla rottura dell’alleanza con il Cavaliere da parte del Carroccio. Da oltre vent'anni il movimento di Bossi è protagonista indiscusso nella vita politica, un partito dato più volte per morto e sepolto, ma che ha sempre saputo restare in piedi catalizzando il consenso di un'ampia fetta dell'opinione pubblica settentrionale e non solo. Tuttavia non penso che la Lega intenda affrontare una lunga corsa solitaria agitando all'infinito l'illusorio vessillo della secessione. In mancanza di alternative credibili il binomio Bossi – Berlusconi, o chi per loro, è destinato a riunirsi nel giro di poco tempo. Ed è proprio sfruttando questo "limbo" politico, caratterizzato da un Governo tecnico, che il centro sinistra dovrebbe cercare una sintesi con la Lega ed i suoi elettori. D'altronde non mancano i precedenti. E' il caso del Governo Dini del '96 sostenuto sia dal centro sinistra, sia dal Carroccio. Un'esperienza per certi versi positiva, ma terminata nel giro di appena un anno e mezzo. E poi non vanno dimenticate le recenti proteste degli ultimi mesi portate avanti dai sindaci contro gli stretti vincoli del Patto di stabilità di Tremonti. Manifestazioni che hanno visto la convinta adesione di alcuni primi cittadini leghisti come Flavio Tosi di Verona ed Attilio Fontana di Varese, scesi in piazza fianco a fianco con i colleghi del centro sinistra. In ultima analisi occorre rendere il giusto merito al buon lavoro svolto dal ministro dell'Interno Roberto Maroni Interventi coraggiosi a sostegno della legalità che hanno dato in alcuni casi buoni frutti con riconoscimenti bipartisan. Perché dunque non tentare una mediazione? A mio avviso ci sono le condizioni per farlo. I termini dell'accordo potrebbero essere molto semplici. Solo una nuova coalizione  di centro  sinistra infatti potrebbe garantire al Carroccio una seria riforma federalista dello Stato. Un impegno già sperimentato con la riforma del titolo V della Costituzione che ha concesso maggiori poteri alle Regioni ed agli enti locali. Ovviamente in politica ad ogni peso deve corrispondere un contrappeso. E da parte sua la Lega sarebbe chiamata ad assumere una posizione più matura, abbandonando in primo luogo l'utopia secessionista, ma anche le posizioni xenofobe ed eccessivamente dure nei confronti degli extracomunitari, posizioni di fatto inconciliabili con i valori di integrazione e solidarietà  tipiche bandiere  del popolo del centro sinistra.  Ad alcuni o forse molti potrebbe sembrare uno scenario surreale, tuttavia ricordo che la buona politica, oltre a necessitare di mediazione al rialzo, necessita anche di fantasia, continuo rinnovamento degli schemi di gioco ancor prima che di punte valide pur se indispensabili.  Quindi oggi è necessario partire da una presa d’atto, la fine dell’alleanza della Lega con Berlusconi e dal passo indietro dei principali soggetti politici nell'ottica di un tentativo estremo di risollevare il Paese da una crisi economica gravissima. Tutto questo fino a ieri era solo fantapolitica. Oggi no. E domani? Dipenderà dalla spregiudicatezza di qualcuno che anticipando i partners abbia la voglia, il coraggio e la lungimiranza di fare il primo passo ed io auspicherei che tale mossa la giocasse l’IdV. Svantaggi nessuno, vantaggi tanti.  Si vincolerebbe la Lega ad un accordo programmatico di medio o lungo termine, scongiurando il riassemblamento della stessa con quel che sarà della PdL, si neutralizzerebbero le sue istanze più estremiste  e si potrebbe fare a meno qualora fosse necessario o lo si ritenesse utile, di altri partners troppo impegnativi per storia, collocazione e vincoli programmatici, sia che si rivolga lo sguardo a sinistra, sia che lo si rivolga verso il centro, dove il cosìdetto Terzo Polo, indebolito nel peso che gli si attribuirebbe nell’ipotesi di una eventuale alleanza con il nuovo centro sinistra, Pd-IdV-Lega sarebbe relegato in un angolo. D’accordo, molto dipenderà dalla legge elettorale costituenda, molte simulazioni è ad oggi, infatti, impossibile farle, ma una cosa è certa: una strategia occorre e non è più tempo di tatticismi, occorre mettere la prima pietra ed è ora di chiederci perchè non farlo Noi?

Andrea Buquicchio
MAIL: buquicchio.ufficiostampa@gmail.com
 


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