Ho letto con interesse la lettera del segretario della Lega Nord Stefano Isaia, in cui spiega i motivi del passaggio della Lega all’opposizione in questo governo di transizione, che sarebbero sia di natura programmatica, sia legati ad una “sospensione della democrazia”. Ha ragione Isaia quando dice che probabilmente l’aumento dell’età pensionabile sarà anticipato, e che “il Governo Berlusconi con la Lega Nord in Consiglio dei Ministri mai sarebbe arrivato a questo”. Aggiungo io che auspicabilmente saranno abolite le province e saranno fatte pagare le multe per le quote latte a chi ancora è in difetto: anche questi sono provvedimenti cui non si sarebbe mai arrivati con la Lega Nord al governo; ancora, mi auguro finalmente si modifichi il patto di stabilità e si avviino politiche per la crescita: provvedimenti cui il Consiglio dei Ministri con la Lega Nord non è riuscito ad arrivare. Chiudo qui la polemica sull’operato del governo uscente, che potrebbe andare avanti a lungo ma oltre un certo livello diventa fine a sé stessa: finalmente si tratta di un capitolo chiuso ed è inutile recriminare ulteriormente, a patto di non dimenticare gli errori che sono stati commessi per evitare di ripeterli. La scelta di un governo tecnico rappresenta il fallimento della politica degli ultimi anni, fallimento in cui sono onestamente costretto ad includere i parlamentari cui faccio riferimento, anch’essi non esenti da colpe. Rispetto assolutamente la scelta della Lega Nord di passare in opposizione, scelta legittima anche se a mio avviso dettata soprattutto dalla necessità di “rifarsi una verginità politica” ricompattando la propria base, quantomeno perplessa dai risultati dell’alleanza con Berlusconi. Tuttavia, non accetto che si parli di “sospensione della democrazia” nei termini in cui è stato fatto da Isaia, e cito al proposito Giancarlo Gentilini, vicesindaco leghista di Vicenza (il celebre “sceriffo”), che non si è piegato alla ragione di partito: “Ma quali elezioni subito! Non si può andare a nuove elezioni con questa porcata di legge qui! Ben venga invece il governo di Monti, sperando che cambi finalmente anche questa schifosa legge elettorale perché il popolo possa tornare a scegliere chi mandare in Parlamento. Basta con tutta ‘sta gente calata dall’alto”. Ecco, la costituzione italiana prevede che gli elettori scelgano i membri del parlamento, e che il capo dello stato incarichi un presidente del consiglio di formare un esecutivo che dovrà ottenere la fiducia in parlamento; quindi, nel momento in cui Camera e Senato avranno accordato la fiducia all’esecutivo Monti, le regole della democrazia italiana saranno rispettate, seppur con un rituale cui non eravamo più abituati da metà degli anni ’90 e da quando è stato introdotto il criterio maggioritario. C’è un MA, un MA “grosso come una casa”: i cittadini italiani non hanno scelto i membri del parlamento. Questa, solo questa, è la sospensione della democrazia, ben precedente alla nomina di Monti, ed andando immediatamente ad elezioni gli italiani, nuovamente, non potrebbero scegliere i loro rappresentanti in parlamento e presumibilmente non potrebbero nemmeno sperare nel ricambio che i recenti fallimenti consiglierebbero. Rivolgo dunque un appello a Stefano Isaia: dedichiamo il massimo impegno affinché i nostri partiti lavorino anche, durante questa fase di transizione, all’approvazione di una legge elettorale che reintroduca le preferenze, e solo allora potremo nuovamente invocare le elezioni come trionfo della democrazia.

Silvio Abrate
Coordinatore Futuro e Libertà per l’Italia in provincia di Cuneo