Due distinte mozioni, su di uno stesso argomento, ovvero la decisione della corte europea di Strasburgo sulla violazione della libertà di religione per effetto della presenza del crocifisso nelle aule scolastiche. Di questo si è discusso nel corso del consiglio comunale di Bra che si è riunito ieri, giovedì 26 novembre 2009. Per i consiglieri di minoranza, censurando la decisione della corte, si riteneva necessaria l'emissione di un'ordinanza del sindaco per vietare la rimozione del crocifisso in ogni edificio pubblico. Per il capogruppo Udc, Lino Ferrero, pur esprimendo contrarietà sulla decisione assunta in ambito comunitario, l'azione del primo cittadino si sarebbe dovuta limitare ad inviare la presa di posizione del consiglio comunale agli organi superiori. Medesimo aspetto visto secondo due differenti ottiche ma con un analogo esito: entrambe le mozioni non sono state approvate dall'assemblea. La prima, respinta dai voti della maggioranza, la seconda per un sostanziale pareggio, visto che ai nove voti della minoranza si è unito quello del presidente del consiglio comunale, Fabio Bailo (La sinistra braidese), che ha pareggiato i dieci della maggioranza.Articolata la discussione. “Un crocifisso su di un muro non impone niente a nessuno: è un simbolo di valori civili e morali che fondano la nostra storia. Proibire i simboli significa impedire ad intere comunità di essere se stesse” - ha detto il capogruppo del Popolo delle libertà Federico Dellarossa, cui hanno fatto eco il capogruppo di “Progetto Bra” Claudio Lacertosa che ha parlato di “una decisione che lascia l'amaro in bocca” e il capogruppo di “Bra futura” Pier Giorgio Pirra nel ricordare come “la croce sia un simbolo di cultura. Se iniziamo a rimuoverlo finiremmo per non capire più in che paese viviamo”.Lino Ferrero, capogruppo Udc, ha messo in rilievo come “le radici cristiane dell'Europa e del nostro paese sono profonde. Reciderle renderebbe difficilmente comprensibile la nostra cultura”, mentre il sindaco Bruna Sibille ha affermato come “la peggio cosa è immaginare che un simbolo così importante possa essere imposto attraverso un'ordinanza sindacale”, anticipando che a fianco del consueto albero natalizio davanti al palazzo comunale sarà allestito anche un presepe, rimarcando le due tradizioni europee della celebrazione del Natale. Per il presidente del consiglio comunale, Fabio Bailo (La sinistra braidese), era però necessario riflettere su che cosa rappresenti il crocifisso in un luogo pubblico. “Da un lato è un simbolo culturale, dall'altro religioso. La corte europea ha dato questa seconda interpretazione, vicina al mio pensiero. Condivido però, nella mozione presentata dal consigliere Ferrero, il fastidio a ridurre tutto ad un simbolo. “Meno parole e più Vangelo” diceva don Lorenzo Milani, che nella sua scuola di Barbiana aveva scelto di non esporre il crocifisso” - ha detto Bailo.Il presidente dell'assemblea è stato poi tirato in ballo anche nella discussione di due interrogazioni presentata da gruppi di minoranza, che ne hanno censurato il comportamento tenuto in occasione delle celebrazioni della ricorrenza del 4 novembre, con la presenza in città del duca Amedeo di Savoia. Nella circostanza tre consiglieri, tra cui il presidente, abbandonarono la chiesa di Sant'Andrea in occasione della funzione religiosa. Per Giancarlo Balestra (Pdl) “il presidente ha mancato di rispetto anche nei miei confronti, essendo chiamato a rappresentarmi”, con Marco Ellena (Progetto Bra), che ha ricordato come il duca d'Aosta sia stato ufficiale di marina, “giurando fedeltà alla repubblica, dopo aver conosciuto la deportazione e il campo di concentramento”. A replicare, il sindaco Bruna Sibille, che ha rilevato come “il comune di Bra non ha mancato nei suoi doveri di cortesia nei confronti degli ospiti. I consiglieri che non hanno partecipato alla messa hanno esercitato un loro diritto”. (rg)