
Dopo aver fatto tappa nelle principali città piemontesi, giunge a Rivalta di Torino “Voci nel silenzio. La violenza nega l'esistenza”, il primo grande evento di piazza sulla violenza domestica: con un allestimento dal fortissimo impatto emotivo, si darà voce ad un problema grave e sommerso.
L'inaugurazione è prevista per le ore 15.30 di sabato 8 ottobre presso il Giardino del Castello in via Orsini 7 a Rivalta di Torino con l'apertura della “Maratona di letture” da parte delle Autorità locali che presteranno la propria voce per leggere storie e testimonianze di violenza domestica. La “Maratona di letture” proseguirà fino alle ore 17.30 con la partecipazione di numerosi esponenti della società civile, rappresentanti di enti e di associazioni, operatori del territorio, volontari e semplici cittadini che abbiano voglia di prestare la propria voce alle vittime di violenza domestica. A seguire sarà possibile visitare liberamente l'allestimento sabato 8 ottobre fino alle ore 18 e domenica 9 ottobre dalle 10 alle 18.
Con la campagna “Voci nel silenzio. La violenza nega l'esistenza” la Regione Piemonte – Assessorato alle Pari opportunità e il Comune di Rivalta di Torino “mettono in piazza” un problema poco conosciuto dall'opinione pubblica, ma che coinvolge milioni di persone, in prevalenza donne: la violenza domestica. “Voci nel silenzio” punta su un allestimento di grande impatto: sagome di donne di colore viola e bianco, ad altezza e grandezza naturale, hanno il compito di far emergere dal silenzio le storie vere, raccolte con la collaborazione delle associazioni, dei servizi e delle forze dell'ordine, di donne che negli ultimi anni in Italia hanno subito abusi, percosse, ricatti economici e psicologici fra le mura della propria casa. Accanto alle sagome un punto informativo con materiali di approfondimento, per far conoscere gli strumenti per contrastare la violenza domestica e fornire gli indirizzi dei servizi presenti sul territorio ai quali le vittime possono rivolgersi per ricevere un aiuto concreto.
La campagna regionale “Voci nel silenzio” (che ha ottenuto il patrocinio del Ministro per le Pari Opportunità e del Segretariato Sociale Rai) si ispira liberamente al format “Silent Witness-Testimoni Silenziose”, nato nel 1990 negli Stati Uniti, innovandone i contenuti. Alla denuncia delle morti per violenza domestica, esposta sulle sagome viola, “Voci nel silenzio” affianca le storie “bianche” di donne sopravvissute grazie all'aiuto dei servizi e delle forze dell'ordine: un messaggio positivo, di speranza, per tutte le donne che non sono ancora uscite dalla spirale di violenza, per tutte le persone responsabili di atti di violenza e per quanti vorranno offrire il proprio supporto nell'aiutare le vittime a denunciare gli abusi.
Partita da Torino nel marzo 2009, la campagna “Voci nel silenzio” ha fatto tappa in oltre 20 piazze del Piemonte (5 tappe nel 2011: Candiolo, Borgo San Dalmazzo, Novi Ligure, Alba e Bobbio Pellice) ed ora grazie alla collaborazione tra Regione Piemonte e Comune di Rivalta di Torino, viene accolta l'8 e 9 ottobre presso il Giardino del Castello di Rivalta di Torino.
“L'attenzione della Regione è e resterà alta” è il commento all'iniziativa dell'assessore regionale alle Pari opportunità, Giovanna Quaglia. “Vogliamo sensibilizzare il Piemonte intero sull'importanza di interventi condivisi sul territorio che possano, con la collaborazione di istituzioni locali, operatori sanitari, avvocati, associazioni, volontari e forze dell'ordine, aiutare concretamente le donne in un percorso di recupero completo. Attraverso gli strumenti messi in campo dobbiamo intercettare il sempre più grave fenomeno sommerso della violenza domestica e riuscire a creare un rete di protezione e reinserimento lavorativo delle vittime”.
Amalia Neirotti, Sindaco del Comune di Rivalta di Torino, dichiara che “Nel 1988, pochi mesi dopo la nomina a consigliere delegato, una donna mi chiese con riservatezza un incontro. Ero la maestra di una delle sue bambine e per questo aveva identificato in me una persona con cui potersi confidare. Era una storia di violenze. La mia poca esperienza e le leggi di allora non riuscirono a metterle a disposizione l'aiuto che serviva. Ospitalità riservata per qualche giorno, colloquio con i carabinieri, obbligo a tornare a casa. L'anno dopo un'altra gravidanza.
Non è stata l'unica storia di violenza conosciuta in questi anni e oggi la crisi economica peggiora la situazione nelle famiglie e nella società.
Il problema è reale e drammatico e va denunciato con forza. La nostra indignazione deve impegnarci a rendere noti gli aiuti disponibili e a fare tutto il possibile restituire dignità e futuro.”