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21/04/2011Azienda Ospedaliero Universitaria Molinette
 
 
SCOPERTI I MECCANISMI CHE CAUSANO LO SCOMPENSO CARDIACO
 
Nuove prospettive di cura dalla ricerca biomolecolare
 
Sono stati scoperti i meccanismi che causano lo scompenso cardiaco. Gli studi condotti nel Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino dal gruppo di ricerca guidato dal Prof. Hirsch svelano nuovi elementi chiave coinvolti nello sviluppo dello scompenso cardiaco. I risultati di una ricerca partita quattro anni fa sono stati pubblicati nei giorni scorsi su Circulation e Molecular Cell, due prestigiose riviste internazionali di massimo riferimento nei campi della Cardiologia e della Biologia Molecolare. Il lavoro su Molecular Cell, uscito pochi giorni fa, ha avuto l'onore della prima pagina della rivista. Gli studi sono stati realizzati da giovani studenti del dottorato di ricerca in un'ampia collaborazione internazionale, coinvolgente altri laboratori nell’Unione Europea e negli Stati Uniti.
Per evitare lo scompenso cardiaco sarà necessario bloccare la proteina – enzima che lo provoca. Le scoperte realizzate, preliminari per la terapia sull’uomo, aprono nuove strade per lo sviluppo di farmaci da utilizzare nella cura dello stesso scompenso. Lo scompenso cardiaco è oggi ai primi posti tra le cause di mortalità nel mondo ed in particolare nei Paesi Occidentali. Le cause dello scompenso cardiaco sono in gran parte note e sono rappresentate dalle condizioni che sottopongono il cuore a stress come, ad esempio, la pressione alta, l’infarto e le alterazioni delle valvole cardiache. Entro certi limiti, il cuore cerca di rispondere allo stress aumentando il suo carico di lavoro ma, a lungo termine, va incontro ad un danno irreparabile. Infatti, il muscolo cardiaco, si “scompensa”, ovvero si sfianca e pompa sempre meno sangue. Le attuali terapie mediche sono in grado di ridurre i sintomi e di migliorare la prognosi, ma numerosi pazienti non rispondono alla terapia, peggiorando, fino alla necessità del trapianto di cuore. I meccanismi coinvolti nello scompenso sono in larga parte sconosciuti e questo limita lo sviluppo di nuove e più efficaci terapie. Ora i sorprendenti risultati del Centro di Biotecnologie Molecolari aprono nuove prospettive terapeutiche. Lo studio eseguito su topolini ha permesso di capire che durante la risposta del cuore al danno subito, gli enzimi segnalatori PI3K si attivano in modo incontrollato, riducendo così la capacità del cuore di pompare sangue. Le prime indagini diagnostiche su pazienti confermano che anche nell’uomo lo scompenso porta ad un aumento di un enzima PI3K, quale PI3Kgamma. Questa osservazione ha suggerito che bloccare PI3Kgamma avrebbe potuto migliorare la funzione del cuore di topolini soggetti a scompenso cardiaco. Tecniche di inibizione farmacologica o genetica hanno permesso di dimostrare che il blocco di PI3Kgamma può portare ad un significativo recupero della capacità di un muscolo cardiaco scompensato, tanto da ripristinare una attività di pompaggio del sangue agli organi quasi normale.
Il risultato ottenuto è di particolare interesse perché molte industrie farmaceutiche stanno per portare farmaci contro PI3K nella pratica clinica. Le indicazioni terapeutiche erano finora soltanto indirizzate verso la cura dei tumori o dell’infiammazione. Ora, grazie alle ricerche cardiovascolari compiute nel Centro di Biotecnologie Molecolari dell’Università di Torino, le industrie farmaceutiche coinvolte nella generazione di nuovi farmaci possono essere stimolate da applicazioni in campo delle disfunzioni del cuore, patologie killer che hanno ormai superato i tumori, sia in termini di frequenza nella popolazione sia di impatto sul sistema sanitario.
Le ricerche si sono rese possibili grazie al generoso contributo della Regione Piemonte, ma anche dell’Unione Europea e della Fondazione Leducq, una prestigiosa agenzia transalpina, dedicata al finanziamento della ricerca cardiologica in Europa e negli Stati Uniti, che ha avuto fiducia nelle ipotesi di lavoro del gruppo di ricercatori torinesi.


 

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