Il 27 maggio 2010, 9 mesi fa, il piccolo Soufian El Karroumi, cittadino italiano di origine marocchina e famiglia islamica, perdeva la vita in un tragico incidente. Alcuni mesi prima (il 3 febbraio 2010) la Comunità islamica di Fossano aveva richiesto all’Amministrazione di potere disporre di un’area, all’interno del cimitero cittadino, per la sepoltura secondo la tradizione della propria fede. La richiesta, considerata “non urgente”, non era ancora stata affrontata.
Dopo la morte di Soufian, anche sull’onda di una comprensibile reazione emotiva che ha coinvolto gran parte della cittadinanza, si è subito aperto il dibattito sull’opportunità o meno di recepire le prescrizioni islamiche per le sepolture. Queste riguardano essenzialmente l’inumazione perpetua, l’avvolgere in un lenzuolo la salma e la sepoltura con il viso rivolto alla Mecca.
Riguardo la sepoltura perpetua si era ipotizzato di utilizzare la formula dei “99 anni” rinnovabili (prevista da una Circolare Ministeriale e dal nostro Regolamento). In seguito ad un primo dibattito in Consiglio la Giunta propose di equiparare il trattamento per i defunti di fede islamica alle inumazioni “convenzionali” che sono venticinquennali, rinnovabili ed onerose. In questo modo, su questo punto, non si è creato alcun caso “particolare”.
Riguardo l’inumazione del corpo avvolto in un lenzuolo, l’ipotesi è stata scartata.
L’unica richiesta accolta è stata quella dell’orientamento della salma verso la Mecca. Considerato, naturalmente, uno degli aspetti più sentiti da chi professa la fede islamica.
Si è trattato quindi di una scelta attentamente valutata e pesata, in cui qualcosa è stato concesso e non altro. Scelta che è stata anche approvata dalla Comunità Islamica cittadina.
Nei mesi successivi l’opposizione ha richiesto un referendum popolare consultivo sulla questione. Questo ha comportato la modifica del regolamento della Partecipazione ed un iter procedurale piuttosto articolato.
La questione mi sembra si ponga in questi termini: stiamo discutendo sull’aver concesso ai cittadini fossanesi di fede islamica di poter essere sepolti con il viso rivolto alla Mecca. Tutto questo non nuoce alle altre comunità religiose (in particolare a quella di fede Cattolica), non crea pericolo per la sicurezza e non introduce un costume che offenda la sensibilità degli altri cittadini. Non si è creato in alcun modo il paventato “ingorgo” di richieste,da parte di islamici di mezzo Piemonte, di sepolture presso il nostro cimitero, né l’aumento, rispetto alle altre città della provincia, di richieste di residenza.
La stessa Chiesa Cattolica, che sostiene e lotta quotidianamente per promuovere la libertà di culto in ogni nazione del mondo, ha sempre tenuto una posizione di grande apertura. La cultura occidentale, infine, che ha “inventato” la democrazia, si caratterizza proprio per il rispetto della libertà personale e, naturalmente, di quella di culto. La tutela di questi diritti fondamentali, tra cui quelli di pari dignità di tutti i cittadini come detta l’art. 3 della nostra Costituzione, fa parte dei valori fondamentali che contraddistinguono la nostra civiltà, la nostra cultura. Sono valori “non negoziabili” pena il venir meno della nostra stessa“identità”.
Mi chiedo: che cosa possiamo ottenere con questa consultazione? Non mi preoccupa tanto la sfida (sono convinto che il quesito non passerebbe) quanto il fatto che non potrebbe cambiare nulla:non solo perchè la maggioranza mi ha ribadito che non cambierebbe posizione qualsiasi risultato emerga dalla consultazione, ma specialmente perchè c’è in ballo una questione di legittimità (rispetto ai diritti costituzionali) che potrebbe rendere comunque vano il referendum. Quindi non solo inutile ma addirittura causa di un danno erariale (il costo del referendum sarebbe, secondo gli uffici, di 60-70 mila euro ). Si impegnerebbero ingenti risorse per tenere un referendum il cui esito sarebbe assolutamente ininfluente.
Concludo con una sommessa polemica: forse sostenere l’inutilità e illegittimità del referendum non dispiace neanche troppo all’opposizione: infatti, in questo caso, eviterà la raccolta di almeno 2.000 firme, non si esporrà alla sicura bocciatura dei cittadini e potrà tranquillamente continuare a cavalcare la tesi dell’opposizione che viene ignorata da una “maggioranza antidemocratica”.
Mi augurerei, se non fosse per gli inevitabili costi che ciò potrebbe comportare per le casse comunali, che la minoranza ricorra contro questa decisione della maggioranza. Sarebbe interessante un pronunciamento definitivo sulla questione.
Intanto, oltre ai pareri legali che la maggioranza ha raccolto (senza alcun costo per il Comune), e cioè quello del prof. Nicola Fiorita, Professore associato della facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Firenze e della facoltà di Scienze politiche dell’Università della Calabria, e quello dell’A.S.G.I. (Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione,), mi è giunto, solo nel tardo pomeriggio, il parere, autorevole ed evidentemente super-partes, della Direzione Centrale per gli Affari dei Culti - Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione - del Ministero dell’Interno, a firma del suo Direttore dr.ssa Sandra Sarti che cito nelle conclusioni “Di conseguenza, ai fini dell’ammissibilità del referendum consultivo a nulla rileva, che il regolamento della partecipazione popolare del Comune non preveda altre limitazioni oltre alle materie di tipo economico, atteso che l’impostazione del quesito, lesiva dei principi costituzionali, ne delinea l’intrinseca illegittimità ”