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07/01/2011Accademia di Medicina Di Torino
 
 
VENERDÌ 14 GENNAIO ORE 21: “IPERTENSIONE ARTERIOSA RESISTENTE”
 
 
Venerdì 14 gennaio 2011 alle ore 21, presso l’Aula Magna dell’Accademia di Medicina di Torino in via Po 18 (1° piano), si terrà la prima seduta del 2011 dell’Accademia di Medicina di Torino dal titolo “Ipertensione arteriosa resistente”. Relatore sarà il professor Franco Veglio (direttore della Medicina Interna 4 universitaria e del Centro Ipertensione dell'ospedale Molinette di Torino), che sarà presentato dal Socio dell'Accademia professor Alberto Angeli. Verrà inoltre assegnato il Premio Arneodo 2010 alla scoperta scientifica dal titolo “Inibizione della tirosina – cinasi Src nella tumorigenesi sostenuta dall'oncogene MET”. Relatrice la dottoressa Cecilia Bracco. Le sedute sono pubbliche. Info: www.accademiadimedicina.unito.it.
L’ipertensione è attualmente una delle patologie più diffuse nel mondo. Si calcola che almeno 1 adulto su 3 sia affetto da ipertensione. La sua presenza incrementa in maniera drammatica il rischio di infarto miocardico, ictus cerebri ed insufficienza renale.
Si definisce “ipertensione resistente” la condizione in cui, nonostante una terapia di almeno 3 farmaci (incluso un diuretico) a dosaggi massimali, si constatino valori pressori superiori a 140/90 mmHg. La prevalenza esatta di ipertensione resistente non è nota. Stimando una media sulla base delle più recenti pubblicazioni, si può affermare che questa si aggiri intorno al 18-27%.
E’ importante non confondere il concetto di “ipertensione resistente” con quello di “ipertensione non controllata”. Quest’ultimo, infatti, comprende i soggetti con una scarsa aderenza alla terapia e/o le condizioni in cui la terapia sia non ottimizzata.
Di fronte ad un caso di ipertensione resistente, il clinico deve valutare tutte le cause possibili di resistenza reale vera e pseudoresistenza.
Punto cardine della diagnostica risulta l’anamnesi. Questa dovrà focalizzarsi su severità dell’ipertensione, aderenza al trattamento, risposta ai primi farmaci somministrati, utilizzo di sostanze esogene ipertensivizzanti, abitudini al sonno (sonno diurno, forte russare, episodi di apnea notturna) ed eventuali sintomi riferibili ad un’ipertensione secondaria ignorata.
Il trattamento farmacologico dell’ipertensione arteriosa resistente prevede la considerazione di alcuni aspetti fondamentali: presenza di un diuretico in trattamento; utilizzo di farmaci con differente meccanismo d’azione e con effetto potenzialmente sinergico; dosaggio e numero di somministrazioni appropriate.
Infine, nella terapia non farmacologica dell’ipertensione arteriosa resistente è di recente acquisizione l’utilizzo anche in Italia, nonché alle Molinette di Torino, di tecnologie che prevedono l’una l’attivazione dei barocettori carotidei mediante un device impiantabile simile ad un pacemaker e l’altra la denervazione renale al fine di ridurre l’attivazione del Sistema Nervoso Simpatico.


L’addetto stampa
Accademia di Medicina di Torino
Pierpaolo Berra


 

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