
Nelle scuole italiane di oggi crescono migliaia di giovani con radici straniere che parlano italiano, condividono i nostri valori e sognano il loro futuro in questa terra. Eppure, molti di questi ragazzi, pur essendo parte integrante delle nostre comunità, non possono ancora accedere pienamente ai diritti civili fondamentali, come la cittadinanza italiana. Questo tema è al centro del referendum dell'8 e 9 giugno 2025, che offre finalmente la possibilità di aggiornare una legge ormai distante dalla realtà multiculturale del Paese (Ministero dell'Interno, 2025; IntegrazioneMigranti.gov.it).
L'Italia dei numeri e delle nuove generazioni
Secondo i dati ISTAT aggiornati al 2023, in Italia vivono stabilmente oltre 5 milioni di cittadini stranieri, pari a circa l'8-9% della popolazione. Tra questi, più di un milione sono minorenni di origine straniera, nati in Italia o arrivati da piccoli, che hanno fatto delle aule scolastiche il loro secondo “luogo natale”. Il Ministero dell'Istruzione rileva che molti di loro imparano l'italiano prima ancora della lingua dei genitori e si preparano ogni giorno a diventare cittadini a tutti gli effetti.
Le scuole italiane accolgono ogni anno decine di migliaia di studenti con background migratorio: ragazzi che vivono qui più che in qualsiasi altro luogo, futuri medici, insegnanti, ingegneri e artigiani. Riconoscere loro la cittadinanza e il diritto di voto non “svilisce” l'identità nazionale, ma la arricchisce, come dimostrano le esperienze di altri grandi Paesi europei (La Repubblica, 3 marzo 2022).
I sondaggi, citati da La Repubblica il 1 giugno 2024, confermano che tra i giovani, soprattutto al Sud, il sostegno alla cittadinanza per ius soli e ius culturae supera il 66%. Non sorprende che siano proprio i ragazzi nati o cresciuti qui a chiedere con forza di essere riconosciuti come parte della comunità nazionale.
Questi dati raccontano una trasformazione demografica ormai evidente. Votare Sì al referendum significa non lasciare decine di migliaia di giovani “prigionieri” di una legge fondata solo sullo ius sanguinis, ma riconoscere l'inclusione come forza per il futuro dell'Italia.
Un'Italia patriottica ed europea
Essere patriotti oggi significa aprire le porte a chi contribuisce ogni giorno a rendere il Paese migliore. La storia d'Italia è fatta di incontri e mescolanze: dai patrioti stranieri del Risorgimento agli italiani che sono tornati portando nuove culture. Guardare a questo referendum con spirito europeo vuol dire sapere che in Francia, Irlanda, Portogallo e in molti altri Paesi dell'Unione, la cittadinanza si ottiene anche per diritto di suolo o meriti scolastici, non solo per genealogia (La Repubblica, 3 marzo 2022; IntegrazioneMigranti.gov.it, 2025). In queste democrazie moderne, includere le seconde generazioni è la regola per rafforzare l'unità nazionale.
Inoltre, riconoscere la cittadinanza a questi giovani significa investire su chi contribuirà alla sostenibilità del sistema pensionistico, alla crescita economica e alla vita civile del Paese. L'integrazione non è un favore ai nuovi arrivati, ma un investimento sul domani di tutti. Come ricorda l'articolo 2 della Costituzione, la solidarietà politica, economica e sociale è dovere di ogni cittadino: oggi, il modo migliore per onorarla è costruire un'Italia davvero inclusiva.
Il voto che guarda al futuro
Andare a votare Sì è quindi un gesto di coraggio e orgoglio nazionale. Non si tratta di un cedimento, ma di una scelta audace: quella di allinearsi ai principi di libertà e uguaglianza dei nostri padri costituenti e di credere in un'Italia che si rinnova restando fedele a se stessa. È un voto per i giovani cittadini che ci ameranno come noi amiamo l'Italia: camminando per strada con la stessa bandiera nel cuore e in tasca. È un atto patriottico perché tutela il futuro democratico del Paese, rafforza il nostro legame con l'Europa e difende i valori costituzionali di unità e solidarietà.
L'8 e il 9 giugno si deciderà molto più di una questione tecnica: si deciderà il volto dell'Italia di domani. Abbiamo l'occasione di rispondere con un Sì a un grido di identità che merita di essere ascoltato. Sarebbe un'Italia più felice quella in cui i nostri bambini si riconoscono pienamente nella propria patria. Non lasciamo indietro chi cresce innamorato di questa terra: votiamo Sì e portiamo avanti insieme il sogno di una nazione realmente inclusiva e lungimirante.
Gabriella Serravalle