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ARTE E CULTURA - MOSTRE Precedente  Successivo
 
17/10/2010Comune di Avigliana
 
 
INAUGURATA LA NONA EDIZIONE DE “LA TERRA DEL FUOCO - CERAMICA D'AUTORE”
 
 
Un cielo grigio ed un’impercettibile pioggerellina d’inizio autunno non fa desistere un pubblico attento e curioso dall’intervenire all’inaugurazione della nona edizione de “La Terra del Fuoco – ceramica d’autore” la preziosa rassegna che ha preso il via sabato 16 ottobre e proseguirà fino a domenica 7 novembre presso i palazzi del centro storico aviglianese.

«Anche quest’anno siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo che ci eravamo prefissati, ovvero portare nella nostra piccola città i nomi prestigiosi dell’arte contemporanea, accanto a giovani artisti e artigiani che hanno trovato nella duttile terra la loro forma espressiva» ha esordito l’assessore alla cultura Angela Bracco che è la vera ideatrice della rassegna.

Un modo per attirare sempre nuovi visitatori a scoprire il centro storico cittadino con una formula di turismo culturale che da nove anni risulta vincente, ma non solo, come ha spiegato il sindaco Carla Mattioli: «Ci sono paesi che propongono rassegne enogastromiche: funghi, castagne, formaggi… noi abbiamo scelto di “nutrire” i nostri cittadini di arte e cultura. Lo facciamo attraverso il teatro, il cinema, la musica e mostre come questa. In momenti di forte crisi e tagli drastici, di cui la cultura è la prima a farne le spese, la nostra amministrazione ha scelto di non privare gli aviglianesi del piacere del bello e della possibilità di essere attratti dal fascino dell’arte».

Al sindaco fa eco il presidente della Comunità Montana Valli di Susa e Sangone Sandro Plano che ricorda come le nostre valli siano ricche di patrimoni culturali e di prodotti della tradizione da promuovere: «Avigliana organizza da nove anni questa rassegna che è specchio della sua realtà e dei suo cittadini ed è un grande vanto per tutto il nostro territorio».

Al tavolo dell’inaugurazione erano presenti anche Marco Cavaletto ex direttore generale del commercio e artigianato della Regione Piemonte e Tiziana Bernengo ex responsabile dell’eccellenza artigiana sempre per la Regione, che in passato hanno contribuito, a vario titolo, alla buona riuscita delle edizioni della Terra del Fuoco: «L’artigianato artistico è il vero businnes del made in Italy – hanno ricordato – le capacità manufatturiere sono il fiore all’occhiello dell’Italia nel mondo».

A raccontare la rassegna, in breve, è stato, come sempre, l’architetto Vittorio Amedeo Sacco curatore della mostra e del prezioso catalogo. Sacco ha ricordato come quest’anno tutte le opere siano in ceramica con una particolare attenzione all’arte povera nata fra Torino e Roma a metà degli anni ’60: «Ma vorrei sottolineare – ha aggiunto Sacco – un artista che troppo spesso non viene menzionato, forse perché qui ad Avigliana è di casa, ed è il maestro Piero Della Betta che attraverso la sua scuola e il suo laboratorio, da trent’anni trasmstte il suo sapere a molti allievi, parecchi dei quali stanno ricalcaldo le sue orme».

L’itinerario espositivo

Come ogni anno la mostra “La terra del fuoco – ceramica d’autore” si può ammirare all’interno dei palazzi medievali della città: “l’arte nell’arte” come molto spesso è stata definita la rassegna.

Il percorso parte dall’ex chiesa di Santa Croce in piazza Conter Rosso dove trovano spazio alcuni fra gli artisti più noti a livello internazionale.
Di Marco Gastini si può ammirare una terracotta su tela dalle grandi dimensioni dove lo spettatore è costretto ad alzare lo sguardo per seguire lo svolgersi della narrazione sospesa nel cielo.

Nella stessa sala incontriamo Gilberto Zorio ed un suo autoritratto. Zorio è stato fra i principali esponenti dell’arte povera famoso per la figura ricorrente della stella che nell’opera presente a “La terra del fuoco” è rappresentata dagli occhi dell’installazione.

Superato l’altare dell ex chiesa, il visitatore è rapito da un’installazione leggera e preziosa dal titolo “Mantello nuziale” in porcellana opera di Martha Pachòn Rodriguez, artista che trasforma la terra in realismo magico che evoca le tradizioni caraibiche.

Al piano superiore della chiesa incontriamo Mauro Chessa, più noto come pittore, anzi, come lui stesso asserisce “la pittura è stata la malattia della mia vita”. Qui alla mostra espone disegni e pitture su piatti in ceramica smaltata.
E nella stessa sala si possono ammirare due opere di Mario Molinari in ceramica policroma. Inconfondibili le sue sculture dall’anima pura ed infantile, piene e colorate che emettono uno straordinario “rumore d’amore”.

E ancora una sola opera di un grande aviglianese famoso nel mondo intero Piero Ruggeri il genio dell’informale, purtroppo scomparso, talmente schivo che troppo in fretta ci si è dimenticati di lui (come ha ricordato il sindaco durante la presentazione della mostra).

Ultimo ospite del piano superiore della chiesa Mario Schifano che con la sua grandezza ha contribuito al rinnovamento dell’arte internazionale.

La seconda tappa è la Galleria di Porta Ferrata che ospita molte opere di Luciano Laghi, ceramista faentino, che ha sviluppato la poetica del frammento: l’oggetto frantumato e ricomposto in infinite variabili coloristiche e materiche come esigenza ed esperimento di racconto.

Scendendo in via Porta Ferrata ci si imbatte in un luogo magico: la scuola- laboratorio del maestro Piero Della Betta dove, dalla struttura dalle volte a botte agli oggetti esposti, si respira l’atmosfera delle botteghe medievali tipiche delle regioni del nostro Centroitalia: Umbria, Marche, Toscana. Della Betta, artista schivo e sobrio, non ha bisogno di raccontarsi troppo a parole, basta soffermarsi ad ammirare i sui manufatti dove si leggono 30 anni di ricerca artistica, di sperimentazione, di studio, di passione tradotte nella duttilità della ceramica e nell’arte di un grande maestro.

Nella bellissima piazzetta Santa Maria, prezioso salotto aviglianese dove tutti gli edifici sono stati ristrutturati ad arte, ci si imbatte nella Galleria Mattone che accoglie le opere di un’artista solare come solo una donna può essere: Caterina Zacchetti. Le sue figure sono poesia pura: corpi femminili sinuosi dagli ampi bacini e dalle piccole teste “perché la donna è sognatrice”, ma dalle gambe robuste “perché la donna è anche caparbia ed indipendente nello sfidare la vita”. Dalla visita si esce più leggeri, più speranzosi nell’affrontare il quotidiano.

Scendendo per via XX Settembre ecco l’Oratorio del Gesù che accoglie i totem di Silvio Vigliaturo, artista famoso per le sue statue in vetro. Tre sculture in ceramica policroma, alte tre metri, raccontano il peccato originale, mentre tutto intorno spiccano i vasi semirefrattari che rappresentano i personaggi della guerra di Troia: Paride, Elena, Menelao, Ettore, Achille, Diomede.

Risalendo in piazza Conte Rosso si raggiunge la sesta tappa del percorso: la Galleria del Portico con il “bestiario” di Luca Canavicchio: opere plastiche, perlopiù in ceramica smaltata, a soggetto zoomorfo di estrema sintesi formale. Ovvero un insieme organizzato di linee, volumi e colori con il semplice scopo di donare piacere tattile e visivo.

Nell’Officina d’arte Dante Selva, curata dal professor Paolo Nesta e da Gino Castagna. entriamo nel mondo da favola di Giuliana Cusino. L’artista, negli anni, ha perfezionato la sua tecnica raku regalando ai visitatori piccoli sogni colorati di grande poesia. Ad affiancare Cusino c’è Francesca Della Betta, che propone le sue “cinquecento” ma soprattutto la serie “girovagando” che ben dimostra la sua crescita artistica ed il distacco lento e progressivo dall’ombra paterna.

Tre allievi del maestro Piero Della Betta espongono nella Galleria Palazzo di Città, sono Antonio Capra dalle linee semplici e pure, Daniele Rocci sperimentatore della tecnica raku e Guido Roggeri che attraverso le sue opere ricerca un rapporto più diretto tra uomo e natura.

Per la nona tappa ci si ferma alla Galleria del Conte Rosso per inebriarsi della gioia che sprigionano le opere di Fiorenza Pancino (ancora una donna a regalare leggerezza). I suoi lavori sono, apparentemente, scherzi in ceramica, allegre spiritose, ma sanno raccontare sempre qualcosa di serio: una felicità per gli occhi e una profondità per lo spirito.

L’itinerario si conclude scendendo alle Moderne Officine Valsusa, un centro culturarle aperto da pochi mesi da Beppe Gromi, ma che ha già saputo organizzare alcuni momenti culturali di grande spessore. Questo nuovo spazio espositivo accoglie i lavori degli allievi dello scultore aviglianese Paolo Genovese insegnante del Primo Liceo Artistico di Torino.
 

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