Un tema che fino a qualche mese fa riguardava “solo” i diretti interessati - i danneggiati e i loro famigliari - stà sempre più occupando spazio in campagna elettorale.
La legge n° 119/2017, più nota come decreto Lorenzin (che impone l'obbligo delle vaccinazioni fino all'età di 16 anni), ha il “merito” di aver portato sulla scena politica il tema della sicurezza dei vaccini. Ma, come dice un vecchio proverbio: “..il diavolo fa le pentole ma spesso si dimentica i coperchi..”. Il tema, però, è troppo serio per essere affrontato con una battuta.
La sicurezza dei vaccini non è un'opinione: è una necessità. Alla politica si chiede il rispetto dell'Art 32 della Costituzione Italiana che recita: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.
La richiesta dell'abolizione dell'obbligo non può, e non deve, essere “strumentalizzata” semplicemente come slogan per interessi elettorali. La manipolazione mediatica, per cui si presentano due sole categorie contrapposte, PROVAX E NOVAX, è superficiale, falsa e strumentale, tesa ad innalzare lo scontro sociale per solo fini propagandistici. Non vanno aboliti i vaccini, va abolito l'obbligo che li impone. Non si tratta di essere ProVax o NoVax, perché così si va fuori strada. Non si chiede l'abolizione dei vaccini, ma una loro maggiore sicurezza. I vaccini, come farmaci preventivi, sono una conquista scientifica nel campo sanitario, ma è la loro sicurezza che deve essere sempre tenuta presente a tutela della salute. E non è l'obbligo che garantisce maggior sicurezza. Infatti: “se i vaccini sono sempre sicuri, al cento per cento, perché imporli con l'obbligo?”
Ecco perché Il tema dei vaccini è la loro sicurezza. Per fare un esempio: nessuno si sogna di abolire la costruzione delle automobili solo perché in alcuni casi sono causa di incidenti. Ai costruttori di auto, e di altri mezzi di trasporto, viene sempre più richiesta la loro sicurezza. Queste stesse considerazioni possono (devono) essere applicate alla produzione e somministrazione dei vaccini. Può succedere - e succede - che, ci siano “soggetti” portatori di patologia che a contatto con alcuni vaccini sviluppino danni i cui effetti collaterali spesso non sono noti, o sottovalutati. La scienza mette a disposizione le sue conoscenze, ma non dà mai (né può) la certezza assoluta, anche nel campo medico. E questo i medici scrupolosi (e sono tanti) lo sanno molto bene. I danni da vaccini non sono una opinione, sono un fatto reale, anche se riguarda una minoranza. Sul piano clinico, non tutti i “soggetti” possono essere predisposti a ricevere quel “tipo di farmaco” (i vaccini sono farmaci), a maggior ragione quando i destinatari sono i bambini e gli anziani. Ciò che va bene per cento persone non è detto che vada bene per centouno. Ecco perché l'obbligo, imposto per legge, non aiuta e non risolve il problema della sicurezza dei vaccini. Sono questi i temi che la legge 119/2017 non affronta. I danni da vaccino - che per fortuna riguarda una minoranza - non sono un'invenzione, sono un fatto reale che - chi sa per quali ragioni - si tenda di nascondere.
Infatti la certificazione del danno, comporta una serie di responsabilità e conseguenze, quali: - Aprire le porte alle numerose richieste di risarcimento come previsto dalla legge 210/92; - Chiamare in causa le responsabilità delle case farmaceutiche che hanno prodotto, e producono, i vaccini; - Le responsabilità di chi non ha effettuato, e non effettua, maggiori e più severi controlli sui vaccini in quanto farmaci, o non ha vigilato attentamente sul percorso della loro somministrazione; - Le responsabilità di verificare che non ci siano contro-indicazioni con eventuali patologie di cui il destinatario dei vaccini potrebbe essere affetto.
E' la mancanza di queste responsabilità che induce ad una più attenta riflessione.
Purtroppo, quando si ha a che fare con i grandi numeri, si rischia di sottovalutare l'aspetto individuale, e difficilmente gli “utenti” vengono informati di eventuali rischi che si possono correre con i vaccini. La legge 119/2017 non aiuta a individuare le criticità in materia di sicurezza dei vaccini. Forse perché si teme che il riconoscimento del danno comporta una serie di impegni a cui nessuno vuole dare risposta?
In un paese civile, quale il nostro pretende di essere, riconoscere un errore, anche quando non c'è dolo, non può essere motivo di scandalo ma l'occasione per correggere eventuali distorsioni nelle procedure di produzione e nelle somministrazioni di farmaci, come appunto sono i vaccini. Pur di negare il nesso causale con i vaccini, in molte occasioni vengono avanzate ipotesi assolutamente indimostrate e indimostrabili, al solo scopo di coprire le responsabilità per mancata vigilanza, anche incolpevole, dello Stato e per lui, del Servizio Sanitario Nazionale. Si tratta semplicemente di ammettere che l'incidente può capitare (forse in numero superiore a quello dichiarato possibile dal Ministero della Salute), e quindi riconoscere il danno provocato, senza trincerarsi dietro la formula “…presumibilmente genetica…” per non riconoscere il danno. Una semplice dichiarazione di non sussistenza di nesso causale, riduce e annulla il riconoscimento delle responsabilità di chi deve dare delle risposte ai quesiti fin qui esposti.
Ma quello che appare più grave è quanto viene riportato dal Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale (PNPV) 2017/2019 che, a pagina 49, riporta come necessarie: «le azioni di deterrenza e disciplina etica e professionale nei confronti dei medici e degli operatori infedeli che non raccomandano o sconsigliano la vaccinazione». Tutto ciò non solo va contro la deontologia medica, ma va anche contro la tutela della salute pubblica.
Francesco Mascolo
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