Torino, 7 luglio 2010 - Il programma Politong, progetto di Campus Italo-Cinese stipulato nel 2005 tra i Politecnici di Torino e di Milano e l’Università Tongji di Shanghai, ha prodotto i suoi primi frutti. Il 29 giugno scorso, infatti, sono state discusse in videoconferenza con Shanghai le prime tre tesi di Double Degree in Ecodesign.
Il progetto di Campus Italo-Cinese nasce nel luglio 2005 sotto il patrocinio del MIUR (Ministero dell’Università e della Ricerca) a seguito della sottoscrizione di un protocollo d’intesa tra i Ministeri dell’Educazione cinese e italiano con lo specifico obiettivo di dare una forma strutturata alla collaborazione tra i due Paesi nel campo dell’Istruzione Superiore.
Operativo dal settembre 2006, il Campus Italo-Cinese prevede un percorso di studi congiunto, concordato da un gruppo di docenti italiani e cinesi, nel quale sono coinvolti i Politecnici di Torino e Milano e l’Università Tongji di Shanghai. Al momento sono attivi due corsi di Laurea di Primo livello in Information Technology Engineering e di Mechanical and Production Engineering e un corso di Laurea Specialistica in Ecodesign.
Dopo aver trascorso un anno di studi in Cina, tre studenti del Politecnico di Torino, Francesco Spagnolo, Francesca Carnevale ed Antonella Espro, hanno per primi discusso una tesi di Double Degree nell’ambito del progetto Politong, seguita in videoconferenza anche dall’Italia.
Sotto la cura di una commissione mista di docenti sia italiani che cinesi (professori Luigi Bistagnino e Yongqi Lou) gli studenti hanno sviluppato una tesi comune nell’ambito del design sistemico applicato al villaggio di Xian Qiao nella regione di Shuxin Town (Shanghai), nella quale hanno progettato usi innovativi della materia e nuove forme di generazione dell’energia con l’obbiettivo di sviluppare un modello economico flessibile e multipolare, in grado di coinvolgere molteplici attori.
La tesi dal titolo “Design sistemico applicato al villaggio di Xian Qiao nell'isola di Chongming” si focalizza, infatti, sulla riorganizzazione dell'intera struttura produttiva ed economica attraverso la progettazione di sistemi aperti dove non sono presenti scarti di produzione.
La conclusione alla quale sono giunti i ragazzi è che la messa a punto di un sistema di questo tipo porterebbe un beneficio per tutta la comunità grazie alla riduzione della produzione totale degli output di prodotto e alla creazione di nuovi posti di lavoro. La riorganizzazione porterebbe, inoltre, maggiori profitti per le imprese e per gli individui con la possibilità di nuove e virtuose collaborazioni tra soggetti differenti e soprattutto al miglioramento della qualità ambientale.
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