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16/05/2013Healthcom Consulting S.r.l.
 
 
GIORNATA MONDIALE DELLA TIROIDE: NELL'AREA ALPINA GOZZO ENDEMICO SUPERIORE ALLA MEDIA NAZIONALE
 
 

Comunicato Stampa

25 MAGGIO - GIORNATA MONDIALE DELLA TIROIDE

• Nell'area Alpina, l'incidenza di gozzo endemico è superiore alla media nazionale
• All'Ospedale Molinette, sabato 18 maggio, in occasione della Settimana della Tiroide 2013, incontro divulgativo per pazienti e medici sulle patologie tiroidee
• Novità: la formulazione della levotiroxina in soluzione risolve i casi poco responsivi alla terapia tradizionale in compresse

Torino, 16 maggio 2013 – Nelle aree Alpine del Piemonte, caratterizzate da carenza iodica, si registra una maggiore incidenza di malattie della tiroide e del gozzo in particolare, che potrebbero essere debellati con un'adeguata integrazione con sale iodato. La misure di prevenzione, seppure semplici, sono a volte difficili da introdurre nella misura auspicata ed è per questo che in occasione della Settimana della Tiroide presso l'Ospedale Molinette si terrà un incontro interattivo medici - pazienti sui principali temi di interesse per la prevenzione e la cura delle malattie della tiroide.
La tiroide è l'organo che controlla una serie di funzioni dell'organismo: regola i processi metabolici, la contrattilità cardiaca, il tono dei vasi, i livelli di colesterolo, il peso corporeo, la forza muscolare, il trofismo della pelle e dei capelli, la vista, la fertilità, lo stato mentale e ancora tante altre funzioni.
“Le patologie della tiroide - precisa Ezio Ghigo, Presidente SIE, Società italiana Endocrinologia - pur privilegiando il genere femminile, possono coinvolgere entrambi i sessi in tutte le fasce di età. Tra queste sicuramente le più importanti sono rappresentate dall'ipotiroidismo caratterizzata da un non adeguato funzionamento dell'organo e causata da molteplici fattori: grave carenza di iodio, malattie autoimmuni della tiroide, esiti di intervento chirurgico o assunzione di iodio radioattivo. Il gozzo e i noduli tiroidei possono talora essere maligni (carcinomi della tiroide). La terapia dell'ipotiroidismo si basa sulla somministrazione di levotiroxina, assunta in singola dose giornaliera a digiuno il cui dosaggio deve essere calibrato attentamente persona per persona. Recentemente è stata approvata una nuova formulazione della levotiroxina che, rispetto alla tradizionale forma in compressa, si presenta in soluzione orale liquida. La formulazione liquida garantisce una migliore compensazione ormonale grazie al più alto assorbimento del principio attivo, più rapido e prevedibile, determinato dalla mancata fase di dissoluzione gastrica facilitando anche l'aderenza alla terapia nei pazienti che a volte faticano ad assumere il farmaco correttamente. La nuova formulazione liquida inoltre è utile anche nei pazienti con disfagia o con idiosincrasia per l'assunzione di compresse, soprattutto bambini”.
La carenza di iodio, indispensabile per la sintesi degli ormoni tiroidei, responsabile di alcune patologie della tiroide, rappresenta a tutt'oggi un problema epidemiologico rilevante in diverse aree geografiche. In rapporto all'età dei soggetti colpiti, può causare differenti problematiche: ad esempio, in gravidanza, l'ipotiroidismo materno (sia da carenza iodica che da causa autoimmune) può essere responsabile di un aumentato rischio di aborto, di mortalità alla nascita e anomalie congenite; durante l'accrescimento problemi neurologici, fino al cretinismo in età adulta. “Sebbene l'ipotiroidismo da carenza iodica sia raro, si riscontra con maggiore frequenza l'aumento di volume della tiroide, noto come gozzo, prosegue Ghigo, anche i noduli della tiroide, espressione della proliferazione delle cellule follicolari tiroidee, sono di comune riscontro, con una elevata prevalenza nelle regioni a medio-elevata carenza iodica che supera di gran lunga il 10-15% della popolazione generale, con netta prevalenza per il sesso femminile. Nelle aree iodocarenti la formazione di uno o più noduli rappresenta spesso l'evoluzione di un gozzo preesistente da alcuni anni. Il gozzo e la patologia nodulare tiroidea riconoscono come causa principale la carenza alimentare di iodio, tanto che nei paesi che hanno adottato da diversi anni i programmi di profilassi iodica hanno avuto una drastica riduzione della prevalenza del gozzo da oltre il 50% a meno del 5% della popolazione generale. La quantità di iodio assunta con gli alimenti non è sufficiente a garantirne l'apporto giornaliero raccomandato (150-200 microgrammi); per integrarne l'assunzione basta semplicemente usare sale arricchito di iodio al posto del comune sale da cucina, cioè sale fortificato con 30 mg di iodio per chilo. In aggiunta a quello già fornito con la dieta, ogni grammo di sale arricchito di iodio ci fornisce 30 microgrammi di iodio in più (ovverosia, nel caso di un individuo adulto, 1/5 di quello che è necessario assumere ogni giorno) e rende efficace la profilassi del gozzo anche con l'impiego delle basse quantità di sale (inferiori a 10 g al giorno) attualmente consigliate per la prevenzione dell'ipertensione arteriosa.
Il riscontro occasionale dei noduli è sempre più frequente per l'impiego routinario dell'ecografia, che consente di evidenziare noduli tiroidei di piccole dimensioni che spesso non hanno alcuna rilevanza clinica. La comparsa di un nodulo, infatti non è affatto sinonimo di tumore. Infatti, sebbene i noduli tiroidei siano piuttosto frequenti, la maggior parte di questi sono lesioni benigne (cisti, adenomi, noduli di iperplasia, etc.) mentre solo il 5% dei noduli sono tumori maligni. La diagnosi differenziale, cioè la distinzione tra una lesione benigna da una maligna si basa su indagini diagnostiche tra le quali la più importante è sicuramente l'esame citologico mediante ago-aspirazione del nodulo tiroideo individuato e caratterizzato mediante ecografia. Inoltre va rimarcato il fatto che la maggior parte dei carcinomi differenziati della tiroide (CDT) hanno una buona prognosi con un bassissimo tasso di mortalità anche a distanza di 30 anni dalla diagnosi. L'elevata prevalenza dei noduli tiroidei, il basso rischio di malignità e l'andamento scarsamente aggressivo dei CDT sconsigliano fortemente la messa in atto di screening ecografici indiscriminati nella popolazione generale e soprattutto nei bambini e negli adolescenti.
Per quanto riguarda malattie tiroidee autoimmuni (fra le quali la più frequente e nota è la tiroidite di Hashimoto), che possono determinare complesse alterazioni della forma o del volume della ghiandola (atrofia, gozzo diffuso o noduli) o della funzione tiroidea (ipotiroidismo o ipertiroidismo subclinico o manifesto) della tiroide, anche se frequentemente sono asintomatiche. Le malattie tiroidee autoimmuni hanno una prevalenza stimata tra il 5 e il 20% nelle donne e 1-5% negli uomini e si manifestano a tutte le età, con maggiore frequenza oltre i 50 anni. Queste malattie sono causate da una aggressione della ghiandola da parte di cellule del sistema immunitario a causa di complesse interazioni tra fattori genetici e ambientali (iodio, farmaci immunomodulatori, fumo di sigaretta, infezioni batteriche o virali, stress)” conclude l'esperto.
“La precoce identificazione e il trattamento di queste patologie rappresenta pertanto un obiettivo importante sia per i medici specialisti che per i medici di medicina generale – afferma il Prof. Guido Gasparri, Presidente SIEC (Società Italiana di Endocrinochirurgia) e Direttore della Chirurgia Generale III, Ospedale Molinette Torino – che tratteggia il percorso diagnostico terapeutico nelle malattie della tiroide e risponde alla domanda che più frequentemente i pazienti gli pongono: il carcinoma tiroideo, è possibile una diagnosi precoce? La classificazione corrente del carcinoma tiroideo include carcinomi differenziati (ca papilliferi, follicolari, midollari) e carcinomi indifferenziati o anaplastici, spesso l'evoluzione di un ca differenziato misconosciuto per anni. L'affermazione che il tumore differenziato tiroideo è diverso da ogni tumore dell'organismo umano e cioè che colpisce più frequentemente i giovani ma è più maligno negli anziani è tuttora valida. L'incidenza di questo tumore è in netto aumento, nel 2010 negli Stati Uniti sono stati diagnosticati 44670 nuovi casi, passando da una incidenza di 1,3/100.000 per le donne e 4,6/100.000 per gli uomini nel 1935, a 16,3/100.000 per le donne e 5,6/100000 per gli uomini nel 2008.
Il fattore di rischio più importante per il carcinoma papillifero è sicuramente l'esposizione alle radiazioni durante la giovinezza, sia per terapia (oggi più raro) sia per contaminazione ambientale (vedi Nagasaki,Hiroshima,Chernobyl). Vi è anche una familiarità per questi tumori: il rischio di un tumore tiroideo è 10 volte maggiore in una famiglia in cui vi siano stati altri casi. Nella patogenesi intervengono anche mutazioni geniche in ret/PTC, Ras o BRAF. Per quanto concerne il carcinoma follicolare sembra che la carenza iodica sia un importante fattore eziopatogenetico.
Problema di grande importanza per i pazienti è conoscere quali sono i sintomi di un carcinoma tiroideo: purtroppo in uno stadio iniziale non da sintomatologia. Una ecografia cervicale fatta per controllo o per altri motivi non concernenti la tiroide può mettere in evidenza un nodulo tiroideo sospetto. E' questa ipotesi che giustifica il notevole incremento di carcinomi papilliferi anche molto piccoli (da un 2,7/100.000 abitanti nel 1973 ai 7,7/100.000 del 2002 con un aumento maggiore del doppio). E quasi la metà di questi tumori hanno un diametro inferiore al centimetro. Indubbiamente un nodo solitario che diventa palpabile e si accresce velocemente deve indurre il sospetto della presenza di un tumore tiroideo o un nodo dominante che si accresce nel contesto di uno struma. Molto spesso è il medico curante che si accorge alla palpazione della presenza di un nodo, più raramente è il paziente stesso che avverte la sua presenza con una autopalpazione. E la domanda che ci si pone è come comportarsi di fronte ad un sospetto di un tumore tiroideo? I primi due esami da fare contestualmente sono un esame del sangue (TSH) ed una ecotomografia. Se il nodo risulta essere iperfunzionante si può stare relativamente tranquilli (TSH molto basso). Se risulta essere normofunzionante l'ecografia sarà dirimente: un nodo cistico non necessita di ulteriori indagini, un nodo misto o solido deve essere indirizzato ad una agobiopsia. L'intervento chirurgico di scelta oggi è una tiroidectomia totale, associata eventualmente ad una asportazione dei linfonodi del comparto centrale o, se necessario, laterocervicali.


Maria D'Acquino

Via G.B. Morgagni, 30
20129 Milano
mobile +39 346 6435192
email m.dacquino@vrelations.it
sito web www.valuerelations.it
 


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