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ARTE E CULTURA - MOSTRE Precedente  Successivo
 
17/05/2012Comune di Boves
 
immagini e testimonianze di lavoro in Valle Colla prevalentemente in dialetto
 
GENTE DI MONTAGNA D'INVERNO
 
un video amatoriale di Giovanni Bianco 90 minuti – riprese dicembre 2011 > febbraio 2012
 
Il dvd verrà presentato a San Giacomo di Boves presso il Ristorante Bisalta Venerdi 25 maggio alle ore 20 Seguirà uno spuntino di prodotti locali (euro 5) preparati dal contitolare, Chef Domenico. Il video ci presenta due fasi climatiche: la prima tra dicembre e gennaio caratterizzata da caldo asciutto, la seconda di febbraio con neve e freddo; i lavori in montagna seguono quindi questo anomalo andamento climatico. Nella prima parte abbiamo l’abbattimento degli alberi e la pulizia dei boschi, il pascolo residuo degli animali all’aperto, nella seconda il trasporto a valle del fieno con la tradizionale brasera (slitta) la costruzione o manutenzione degli attrezzi agricoli, canaule (collari) manici e rastrelli. Le immagini iniziali illustrano i due presepi in movimento di Castellar e San Giacomo: il primo con personaggi e oggetti costruiti con elementi di granoturco, il secondo più tradizionale ma più grande, caratterizzato da strumenti di alta tecnologia come l’uso della fibra ottica per l’illuminazione; personaggi e situazioni che poi si concludono con alcuni momenti liturgici delle Messe di Natale e Capodanno nelle due chiese. Apre la carrellata di testimonianze la famiglia di Pellegrino Stefano, gran lavoratore di montagna che con i suoi 50 anni si arrampica sugli alberi, i servai o iarbu (castagni selvatici), li aggancia con un cavo d’acciaio e li abbatte nella posizione scelta, lontano da case e strade; li taglia  di misura, aggancia alla teleferica artigianale e li lancia a valle. Se ci sono riparazioni da fare agli attrezzi e mezzi agricoli li affronta con perizia e la dovuta attrezzatura (nel video ripara il rimorchio,  ‘l tamagnun, leviga, salda e fa i dovuti collegamenti elettrici aiutato dal fratello Mauro abilissimo costruttore del presepe di S. Giacomo. Nel periodo delle nevicate trasporta a valle il legname sulla brasera e soprattutto lavora nella stalla/falegnameria alla costruzione di una  meravigliosa madia/mastra, fatta come una volta, con legno di noce del suo bosco, ‘n po’ gaia, un po’ rossiccia. La mamma Graziana viene ripresa invece mentre cuoce il pane nel forno a legna, in tutte le sue fasi, illustrate con precisione. Importante la testimonianza di Ivano Pellegrino, classe 1979, l’unico giovane conduttore di azienda agricola in valle che utilizza sia mezzi moderni sia strumenti e metodi tradizionali. Taglia e spacca legname con l’aiuto degli accessori movimentati dal trattore ma trasporta a valle il fieno con la brasera: il video segue con attenzione tutte le fasi, la salita con la slitta sulle spalle (di legno ma non certo leggera), la sistemazione del fieno nel bariun, arrotolato come un salame in una rete di corde annodate a meno tra due barot, bastoni di circa tre metri; il tutto viene adagiato e ben legato sulla slitta che con abilità è guidata a valle. In fase di nevicata costruisce collari per le dieci mucche e più piccole per le venti capre. Meo Pellegrino taglia, sistema e trasporta a valle gli alberi abbattuti periodicamente dall’Enel in corrispondenza della grande linea da 380 mila volt. Tonino Martini tiene pulito il terreno coerente il casolare dove è nato, Tet losa e dove per pura passione cura amorevolmente una decina di pecore che a gennaio vediamo ancora brucare nel prato rinsecchito e a febbraio mangiare il fieno chiuse nella stalla, mentre fuori nevica. Ricorda quando scendeva a piedi per andare a scuola, nella sua quinta erano in 24, oggi la scuola è chiusa. Racconta che in tempo di guerra il papà era sul fronte siciliano e la mamma aveva scavato una galleria sotto la neve tra la stalla e la cucina. Suo cugino Giusep Martini, fratello del mitico Murisiu, classe 1944, vive ancora tutto l’anno a Tetto volpe, anzi d’estate sale sotto la Croce; viene ripreso a dicembre ancora al pascolo giusto sopra San Giacomo e a febbraio chiuso nella stalla con un bel gregge di capre e capretti che gli saltellano accanto mentre costruisce con il coltello piccole canaule  e racconta la storia del nonno che sapeva fare di tutto dalle brasere alle sedie; ne mostra una con incisa sullo schienale la data 1934, l’è pi veia che mi. Belle immagini della prima neve che scende tranquilla domenica 29 gennaio. I due fratelli Domenico e Dolfo sono veri personaggi ottocenteschi con barba e baffi: spalano la neve, sgridano il cane, imprecano contro la neve che cade da due giorni, caricano il letame della stalla sulla carriola, trasportano il fieno con la brasera, lo distribuiscono alle quattro  mucche, biunda, alpina, pumat e picina, come nel presepe. Dice Domenico, classe 1949, una volta andavamo senza problemi a prendere il fieno sotto la croce, oggi soffiamo già ad attraversare il cortile! Qui da Tet gros eravamo in 14 a scendere a scuola, oggi è chiusa! Tre personaggi presi al volo: Mario Pellegrino che con il trattore nuovo fiammante, blu elettrico, sgombera la neve nel suo Tet lana; Dario Martini, appaltatore, apre le strade così ripide con destrezza e rapidità, la giovane postina, così intrepida,  si arrampica sotto la neve senza problemi con la bianca panda della Poste italiane, una visita che conforta i pochi superstiti. Michelino Pellegrino ha soltanto due mucche, Pumat e Rusa, le cura come sorelle, “certo è una soddisfazione vedere che stanno bene e fanno ancora un vitellino ma la cosa importante è che mangiano l’erba, tengono pulita le terra, altrimenti ci sarebbero solo runsule, rovi. Dalmasso Fiore anche lui con solo due mucche, Gina e Gaietu e quattro capre, capra, maggiorana, ciabra e putto; continua il lavoro di suo fratello, vero lavoratore di montagna, purtroppo morto l’anno scorso a soli 49 anni; per rispetto del fratello, della mamma Maria che a quasi 90 anni produce  ancora ottimi tomini e soprattutto per rispetto della montagna. Dalmasso Aldo che d’estate sale con le bestie di famiglia in alpeggio a Ceresole, d’inverno costruisce canaule in legno d’aramburn, maggio ciondolo molto duro e resistente alle tarme; lavora con l’apiot, cutel tirou e coltellino a serramanico; molto abile a impreziosirle con incisioni di date e fiori, un vero artista. L’ultima interessante testimonianza dei fratelli Tunin e Giusep classe 39 e 34, si arrampicano a Tetto gina soprano, la vecchia casa di famiglia e come Ivano sistemano il fieno nel bariun e lo fanno scivolare a valle. Giusep racconta che lassù sono arrivati i tedeschi e incendiato la casa; loro erano bambini si stringevano alla mamma anche lei spaventata; Tunin aggiunge che a un certo punto la mamma è scivolata sul ghiaccio e un tedesco le ha puntato la pistola alla fronte;” eh queste cose non scompaiono dalla memoria!” Giusep racconta che un giorno in Bisalta stavano legando il bariun, uno tirava forte la corda sbilanciandosi all’indietro, la corda si è strappata e lui è precipitato nel dirupo; gli altri hanno scaricato il fieno e portato a valle il corpo ormai esanime. Storie di vita e di morte in montagna. Conclude questa storia, Albert Giuliano bravissimo come sempre con la sua fisa, esegue una allegra curenta e un malinconico valzer.
 

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